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Transdolomiti 2015

TRANSDOLOMITI-2015-11
TRANSDOLOMITI 2015
Il Centenario

AL COSPETTO DELLA MARMOLADA, La regina delle Dolomiti
UNA STORIA DA VISIONARE A PASSO D’UOMO
La Marmolada teatro della grande guerra nel cuore delle Dolomiti è giustamente considerata montagna sovrana. Lo è per la sua quota che sovrasta quella delle altre cime, 3343m. I soldati austriaci impegnati sulla Marmolada ebbero la sorte straordinaria di abitare dentro ad un ghiacciaio, creatura mutevole e profondamente misteriosa. Nella pancia del ghiacciaio con la laboriosità tipicamente militare furono scavate un dedalo di gallerie, di caverne, di cunicoli ricavati nella massa dell’unico vero ghiacciaio delle Dolomiti. Crebbe fino a diventare “La città del ghiaccio”, meraviglia senza precedenti nella storia dell’umanità.

DESCRIZIONE ITINERARIO di GUERRA
La catena vulcanica della Mesola-Padon è ricchissima di resti della guerra. Basta salire a Porta Vescovo o al Passo Padon, entrambi raggiunti da impianti a fune, per capire l’importanza strategica di questa posizione, a metà strada ra il Col di Lana e la Marmolada e a picco sulla Strada delle Dolomitie sulla sella del Fedaia.

Dal passo del Padon si seguono i segnavia bianco-rossi che aggirano il costone sotto la Mesolina, mantenendosi in quota fra le praterie e grandi massi con vecchie fortificazioni.
D’obbligo una pausa per osservare la Marmolada, perchè da qui sono evidenti le posizioni avversarie: gli italiani tenevano l’etremità occidentale del Fedaia, il crestone del Serauta, con l’omonima forcella, da dove si distingue nitidamente l’intaglio dlla Forcella a Vu, a lungo contesa; il ghiacciaio, la cresta sommitale, le costle rocciose dei Sassi delle Undici e delle Dodici e l’estremità del Fedaia erano invece in mano agli austriaci.

In breve si arriva al  “Colle dei Morti”, postazione avanzata italiana teatro di sanguinosi attacchi.
Da qui un sentiero scende direttamente al Fedaia. Proseguendo in costa, invece si attraversa quella che fu a lungo la terra di nessuno, fino al costone del Pescul dove erano attestati gli austriaci.
Unn ripido sentiero a destra permette di raggiungere con una deviazione la cresta a est della Mesola, in un panoramico tratto ricco di fortificazioni e di resti di edifici. Proseguendo oltre il Pescul, invece, si inconta in breve i sentiero che sale al Fedaia a Porta Vescovo.
Si scende per sentiero e si arriva alla partenza della funivia e si prosegue salendo sulla Marmolada per vedere le più affascinanti tracce di guerra concentrate attorno alla Forcella Serauta.
Salendo in funivia, lungo il secondo tronco si gode di un’eccezionale veduta aerea del Vallone d’Antermoia, ripida via d’accesso  italiana a questo severo teatro di guerra, dominato da rocce e ghiacciai di un tipico ambiente d’alta quota.
Si visita la zona fra Punta Serauta e la Forcella a Vu è stata dichiarata “zona monumentale” nel 1975. I percorsi sono brevi e facili. Le postazioni di Punta Serauta sono disseminate lungo il crestone che chiude a oriente il ghiacciaio, dominandolo per inter.
Dalla stazione della funivia di Serauta (2950m), si scende in pochi minuti alla sella di rocce  dell’omonima forcella, dove un cippo ricorda i combattenti e ha inizio la cresta.
Lungo il facile camminamento, a volte attrezzato con cavi metallici, si incontrano diverse postazioni, fra cui la caverna che ospitava il comando e quella dell’infermeria, riportata acondizioni simili a quellle del tempo di guerra. Una breve rampa di gradini metallici porta alla spalla della cresta dove la vista spazia sull’intero ghiacciaio e sulle vette circostanti.
Dalla stazione della funvia si sale al Monte Serauta (3069m), la forcella a Vu è poco più in basso, appena oltre le rocce dell’Ago bucate dalla galleria Rosso e ai piedi del dirupo orientale della quota 3153 della Marmolada D’Ombretta, postazione conquisatta dagli italiani soltanto nei giorni precedenti la ritirata.
Si scende alla forcella lungo i cavi metallici, costeggiando il fianco dell’Ago. Lo stretto intaglio è schiacciato tra il vertiginoso canale che taglia la parete e il ghiaciaio, che oggi vediamo molto più arretrato rispetto a cento anni fa. Attorno alla forcella ci sono numerosi resti di allestimenti bellici: caverne, residui di baracche, camminamenti e gradinate ricavate nella roccia, nei pressi vi è anche la bocca della galleria Rosso, dove il tenente Flavio Rosso e i suoi  soldati perirono nello scoppio di una mina austriaca.
Si prosegue per il ritorno rimontando il costone fino alla Forcella Serauta per un ora circa.
Tutta la zona fra le valli Contrin (austriaca) e d’Ombrettola (italiana) conserva resti e trincee, fortificazioni e postazioni. Per inoltrarsi nelle zone più alte (passo d’Ombrettoa e la cima omonima) occorre pernottare al rifugio Contrin  o al rifugio Falier in val d’Ombretta, entrambi sede di comandi e di basi militari e ambedue distrutti durante la guerra.
Nella valle di San Nicolò attraverso una  facile camminata si arriva al rifugio Taramelli, durante la guerra infermeria austriaca, da dove si prosegue per il sentiero 604 fino al passo delle Selle.
Dal passo di San Pellegrino, risalendo le bellissime praterie della Campagnaccia, arriviamo attraverso un percorso di brevi gallerie e numerosi sali scendi, alla cima della Campagnaccia, più volte contesa dai combattenti.  Lungo il percorso si incontrano resti bellici di tutti i tipi, in parte restaurati, fra cui spiccano per la loro singolarità le trincee e i camminamenti ricavati nei filoni di roccia magmatica, più tenera e facilmente erodibile dalla dolomia. Sulla sella detritica detta sella della Campagnaccia, si stabilì a lungo la prima linea avanzata. Dalla cima di Costabella ci si imbatte nel curioso sasso di Costabella traforato dalle feritoie di un osservatorio in caverna. Una scala sale il canalino d’accesso alla singolare postazione e poi si scende per una stretta fessura sul versante opposto. In breve si giunge alla forcella Ciadin da dove  poi si fa ritorno al passo san Pellegrino.

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